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Il Metodo Thymara nasce per offrire ai terapeuti uno strumento semplice e strutturato che supporti la regolazione emotiva del paziente, rafforzi l’alleanza terapeutica e renda più stabile la continuità del percorso tra una seduta e l’altra. Si basa su evidenze neuroscientifiche che descrivono la relazione tra via olfattiva, sistema limbico e processi di memoria emotiva.
Attraverso un kit di fragranze progettate ad hoc e una formazione dedicata, il Metodo può essere integrato nella pratica clinica in modo immediato e strutturato, sostenendo l’efficacia del lavoro terapeutico e la partecipazione attiva del paziente.
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Il Metodo Thymara fornisce al terapeuta un modello chiaro e immediatamente applicabile grazie a un percorso di formazione dedicato e a un set di fragranze progettate appositamente per l’uso clinico. La formazione introduce i fondamenti neuroscientifici, le linee guida operative e le modalità di integrazione del Metodo all’interno delle diverse cornici teoriche, offrendo un quadro rigoroso e facilmente trasferibile nella pratica. Una volta completato il corso, il terapeuta può introdurre il Metodo già dalla seduta successiva.
La metodologia si basa sull’associazione tra una fragranza specifica e uno stato emotivo positivo attivato in seduta. Le fragranze vengono applicate dal paziente durante la sessione sui punti di pulsazione sotto la guida del terapeuta, per ancorare lo stato desiderato. Il paziente potrà poi riutilizzare l’àncora autonomamente nei momenti di discomfort o come potenziamento del percorso positivo riattivando l’emozione positiva e il senso di sicurezza costruiti in studio.
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L’obiettivo del Metodo Thymara consiste nell’integrazione nella pratica clinica uno strumento che accompagni i pazienti anche al di fuori delle sedute di psicoterapia, aiutandoli a consolidare nel tempo gli stati emotivi positivi attivati in studio e a rafforzare il legame con il processo terapeutico. In questo modo, il lavoro troverà un forte sostegno rafforzando la continuità e l’efficacia del percorso e diminuendo il drop-out precoce della terapia.
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La fragranza viene presentata al paziente all’interno del normale flusso della seduta, mantenendo continuità e coerenza con il modello terapeutico adottato. La Dott.ssa Giuditta Voltolin, una delle prime professioniste che ha integrato il Metodo nella pratica e che ora è formatrice di Thymara, sottolinea come “il protocollo sia stato facilmente applicabile fin dal primo incontro, senza appesantire il lavoro clinico.”
Questa facilità di adozione permette un’integrazione fluida nel setting terapeutico, in coerenza con il modello di lavoro del professionista e senza incrementi nel carico organizzativo. -
Le osservazioni preliminari raccolte indicano una positiva integrazione in setting diversi, tra cui ipnosi clinica, EMDR, approcci psicodinamici e terapia cognitivo-comportamentale. Sono inoltre in corso esplorazioni applicative in ambiti complementari come medicina cinese (agopuntura), meditazione e preparazione mentale in contesti sportivi agonistici.
I professionisti coinvolti nella fase preliminare del nostro studio riportano una facile integrazione del Metodo nei rispettivi modelli di lavoro. Questa flessibilità consente di adattare l’utilizzo delle fragranze al percorso del paziente e allo stile terapeutico, senza interferire con la pratica già consolidata.
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La letteratura sul drop-out e sull’engagement terapeutico mostra che una quota significativa di pazienti interrompe la psicoterapia prima del tempo e che interventi mirati a rafforzare coinvolgimento, aspettative e percezione di beneficio contribuiscono a ridurre questo rischio [1][2]. Le meta-analisi sulle relazioni terapeutiche evidenziano inoltre che fattori come alleanza, collaborazione ed empatia sono tra i predittori più solidi degli esiti clinici e della percezione di progresso [3].
In questo quadro, strumenti che aiutano il paziente a mantenere vivi, tra una seduta e l’altra, gli stati emotivi positivi costruiti in studio possono sostenere motivazione e continuità emotiva, riducendo il rischio di interruzioni precoci. Per il terapeuta, ciò può tradursi in una retention più stabile, un aumento dei ritorni in presenza e un posizionamento professionale percepito come più distintivo e innovativo.
Bibliografia[1] Swift, J. K., & Greenberg, R. P. (2012). Premature discontinuation in adult psychotherapy: A meta-analysis. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 80(4), 547–559.
https://doi.org/10.1037/a0028226[2] Swift, J. K., Greenberg, R. P., Whipple, J. L., & Kominiak, N. (2012). Practice recommendations for reducing premature termination in therapy. Professional Psychology: Research and Practice, 43(4), 379–387.
https://doi.org/10.1037/a0028291[3] Norcross, J. C., & Wampold, B. E. (2011). Evidence-based therapy relationships: Research conclusions and clinical practices. Psychotherapy, 48(1), 98–102.
https://doi.org/10.1037/a0022161